- Si accomodi, agente Black.
La Dottoressa Sharon Brewster ha una bassa voce morbida, accomodante quando l'invito che gli ha appena offerto. Si è sempre chiesto se sia una caratteristica naturale oppure se Sharon Brewster si sia impegnata a beneficio dei suoi pazienti.
La stanza è luminosa, di pianta quadrata, con grandi finestre che si affacciano sul Logan Circle, quadri pieni di colore alle pareti e una libreria ordinata: tutto sapientemente mescolato con colori tenui e tinte pastello che invitano alla calma quanto la fontana nebulizzatrice che spande un lieve aroma di lavanda nell'aria.
Lucas oltrepassa il tavolino su cui poggia un vaso di orchidee bianche e si siede sul divano scuro, fronteggiando la poltrona su cui si è accomodata lei. E' silenzioso, come ogni volta quando mette piede lì dentro: è obbligato ad andare, ma non muore dalla voglia di parlare.
Si è tolto la divisa e, benché sia armato, sono abiti civili quelli che sfoggia adesso: sotto la giacca di pelle, spunta il colletto della camicia azzurra che gli ha regalato Rebecca tempo prima.
Seduto composto, con il busto eretto ed i piedi ben piantati a terra fa scorrere i palmi sulle cosce, strofinandoli sul tessuto dei jeans. Gli occhi grigi viaggiano per qualche istante sui dettagli dello studio, poi si abbattono sul viso della Dottoressa.
- Non possiamo trascorrere la prossima ora in silenzio. Questo lo sa.
Sharon Brewster gli ripete le stesse cose ogni settimana, da quando è tornato. E' già stata assegnata a lui altre volte in passato, ma in questo frangente le cose si sono fatte più complesse, ed è chiara la preoccupazione che le viaggia nello sguardo, dietro le lenti degli occhiali da vista.
Lucas la guarda e tace: non è ostilità, e nemmeno ostinazione. Si tratta piuttosto di un serio problema di comunicazione, che di norma riuscirebbe a superare pur con fatica, ma in questo frangente risulta decisamente ostico.
- Lei può parlare.
Le risponde, dopo un po'. Non c'è ironia nella voce, e sembra assolutamente serio anche nell'espressione. L'atteggiamento poco rilassato, di chiusura, è denotato dalle braccia annodate sul petto. Gli occhi vigilano mobili sul viso della Dottoressa, che gli sorride e scuote la testa, mentre boccoli biondi sfuggono al chignon e le ricadono lungo le gote.
- Va bene. Facciamo così: check generale?
- ...alright.
Domande mirate, a cui rispondere onestamente. Una check list che può affrontare, o così pare.
- Come vanno le cose al lavoro?
- Nel mio lavoro non va mai bene, Doc.
- Certo. Ma come si trova con il suo rientro? Si sta inserendo?
- Sì. Sto lavorando.
- Come si trova coi colleghi, vecchi e nuovi?
- Tutto normale.
- Nessun problema di inserimento?
- Non mi pare.
- Ha fatto nuove amicizie?
- Ho conosciuto nuovi colleghi.
- Qualcuno che le piacerebbe frequentare?
- Sa già chi mi piace frequentare. Nulla di nuovo. Well, forse uno.
- Forse?
- Sul lavoro non c'è tempo di socializzare troppo.
- Ma con Rebecca lo ha fatto.
- Con lei è diverso. L'ho incontrata prima.
- Mh. E come vanno le cose tra voi, adesso?
- Bene.
C'è la solita sintesi, ma anche una convinzione nuova, che la Dottoressa non fatica ad individuare.
- E' successo qualcosa di nuovo, con Rebecca?
- Sì.
Ora Lucas sembra quasi sorridere. E' una curva così rapida e scivolosa che a Sharon Brewster sembra quasi averlo immaginato. Ma riesce a raccogliere la provocazione e continua, pazientemente, ad inondarlo di domande come se fossero gocce sulla roccia.
- Che cosa?
- Le ho chiesto di sposarmi. E mi ha detto di sì.
Sharon Brewster è sorpresa, e non lo nasconde. Lo osserva a lungo, piegando la testa di lato in modo quasi impercettibile. Come chi abbia davanti un rompicapo che lascia confusi, e allo stesso tempo scatena l'interesse.
- Questa è una ottima notizia. Congratulazioni, Agente Black. Sembra che lei abbia superato la sua paura.
- Grazie. ...Aspetti a farmele quando saremo sposati.
- Ha dei dubbi al riguardo?
- Assolutamente nessuno. Ma i guai sono sempre dietro l'angolo.
- Abbiamo già parlato di questo suo atteggiamento negativo. Non l'aiuterà a lasciarsi alle spalle quello che è accaduto.
Lucas Black si irrigidisce, perdendo ogni traccia di quella morbidezza che il pensiero di Rebecca gli aveva instillato sotto pelle.
- Perché non è possibile farlo.
- Deve farlo, Agente Black. O continuerà a consumarsi, e a non dormire, fino a quando non riuscirà più svolgere il suo lavoro. E' questo che vuole?
- Ci sono cose che non possono essere semplicemente dimenticate.
- Nessuno le chiede di dimenticare. Ma io ho letto il suo fascicolo, e lei non ha assolutamente nulla di cui biasimarsi.
- Questo lo dice lei.
- Lo dico io, e lo dicono tutti i suoi superiori, e chiunque abbia una security clearance che possa fornire dettagli su quanto accaduto. Lei ha svolto il suo compito e ha agito in modo da preservare la sua vita e quella dei suoi compagni.
- Ho fatto quel che dovevo. Non significa che sia stato giusto.