sabato 23 aprile 2016

You need to believe

E' ormai notte fonda quando fa ritorno ad Appleby Street, dopo una lunga giornata trascorsa tenendo la mente occupata col lavoro. Apre la porta con calma e per un attimo gli sembra di sentire il profumo di Rebecca, mescolato alle fiamme del camino che -per un certo periodo- ammiravano insieme ogni sera prima di andare a dormire.
Il camino è acceso e c'è qualcuno seduto sul divano, ma non è Rebecca.
A salutarlo per primo non è comunque la figura dormiente, ma un ammasso di muscoli e pelo che arriva a picchiargli il tartufo umido contro la gamba.

-Hey, buddy.

Si piega sulle ginocchia, lento ma senza timori. La cautela rispettosa dovuta alle esperienze dell'animale si è sciolta pian piano, raggiungendo la confidenza sciolta che si sviluppa tra due compagni d'arme dopo un difficile percorso insieme. Non lo ammetterebbe mai facilmente e ad alta voce, ma si è affezionato al cane non appena lo ha visto.
"Questa casa è troppo grande per noi due soli. Ho deciso che prenderemo due cani." 
La voce di Rebecca emerge dai sui ricordi, strappandogli un sorriso pieno di dolore. Prende tra le mani il muso del cane e si china, poggiando con la fronte su quella pelosa dell'animale. 
"Una è una trovatella abbandonata, l'ho trovata al canile. Poi c'è un pitbull: lo hanno salvato dai combattimenti clandestini ed è un cane difficile, ma noi lo prenderemo. Perché tu hai bisogno di credere che ci sia una possibilità di redenzione. Che si può cambiare, si può imparare ad essere migliori. Che non è tutto nero o bianco senza via di salvezza."  
L'american pitbull lo guarda: negli occhi azzurri sembra viaggiare una consapevolezza umida che non ha bisogno di parole. E' come se sapesse. Come se Duke percepisse il suo dolore e di certo può percepire l'assenza di Rebecca, da una casa che lei ha lasciato perché Lucas non era stato in grado di capire.  
In realtà si sono trovati: l'avvicinamento tra uomo e animale è stato un processo lento;  figlio dell'istinto e del reciproco riconoscimento. Hanno entrambi troppe cicatrici sul corpo e ancora di più sotto la pelle, invisibili all'occhio. Entrambi tendono a  non fidarsi degli sconosciuti: l'addestramento alla famigliarità è stato lungo, faticoso.  E' arrivato a chiudersi nella sua gabbia con lui e mangiare da una ciotola uguale a quella per Duke, per spingerlo ad avvicinarsi senza troppa paura. 
Duke non ha mai legato veramente con Mags -la trovatella adottata da Rebecca-, ma ha sofferto la mancanza di Lucas ogni giorno dopo la sua partenza. 
Non è un caso che lei lo abbia invitato a riprenderlo con sé, pur temporeggiando sul suo invito a tornare a dividere la stessa casa. 
"Diamoci tempo. Non...voglio abituarmi ancora a dormire insieme a te e aspettare che tu sparisca di nuovo."
Il destino ha uno strano senso dell'umorismo, e mentre Liam O'Connell si desta e si alza dal divano, mugugnando qualcosa sul ritardo dell'amico, Lucas Black pensa alla crudeltà insopportabile di una vita senza di lei.
"Resta qui. Per favore ti voglio qui." Gli ha detto, nel soggiorno della sua casa tutta spigoli e linee rette che Lucas ha odiato dal primo istante.
E' rimasto. Ha scelto lei, perché non esiste altra scelta possibile.
Non immaginava che sarebbe stata lei a sparire, solo pochi giorni dopo.

giovedì 21 aprile 2016

There's no easy way out

Il telefono squilla nel cuore della notte e lui risponde al volo, riconoscendo il numero della sede. E' in attesa di notizie da Rebecca ed è in ansia. Abbassa il volume della tv e raddrizza il busto, alzandosi dal divano.

 - Becks, dammit. Era ora ti facessi viva, stavo iniziando  a...

Ma non è Rebecca. E' semplicemente il peggiore dei suoi incubi che prende forma, malignamente richiamando alla memoria ciò che lei ha detto il giorno in cui è tornato, presentandosi alla sua porta.
 " Ti voglio qui. Per favore resta qui. Voglio esserci se ti succede qualcosa e voglio che tu ci sia, quando succederà a me."

- Qui è la Superhuman Control Force, è il Guardian Prime Jamie Parker che parla questo è il contatto di emergenza della Direttrice Rebecca King, pertanto è mio compito avvertirla...
- Parker, sono Black.  Cos'è successo?

Il Guardiano tace, quando si rende conto della persona con cui sta parlando. C'è un momento di silenzio in cui viaggiano di pari passo sorpresa e consapevolezza. Lucas lo realizza amaramente: sono stati talmente discreti che persino nella Force le persone al corrente della loro relazione si contano sulla punta delle dita. O di un dito solo. Forse solo Hoover sapeva -sa- cosa significhi per lui Rebecca e in quale dannato inferno stia per cadere.

- Black, non sapevo fossi tu. Ce la fai a raggiungermi in sede? E' meglio se ne parliamo di persona.
- Dammi 10 minuti.

Saranno i dieci minuti più lunghi della sua vita, almeno sino al momento della verità. Poi, il suo mondo crollerà inesorabile, lasciandolo con una manciata di occasioni perse e la folle, ostinata speranza di poterle recuperare tutte.

domenica 17 aprile 2016

History repeating

Fort Bragg, Carolina del Nord
Giugno 2022

 L'eco dei respiri sciolti nell'orgasmo si dissolve lentamente nella stanza in penombra. Nell'aria, il profumo del sesso si mescola al rimpianto. Una massa di capelli castani gli solletica il torace e labbra morbide trovano la strada per risalire dalle sue clavicole umide di sudore sino al collo e trovargli poi l'orecchio destro. Mani femminili si arrampicano sulla scala delle costole e sulla pelle tesa del torace in espansione.

- Non hai perso il tuo tocco.

Una voce calda di donna, arrochita dalla soddisfazione che illumina gli occhi verdi cui appartiene. Un brivido intenso, capace di risvegliare nell'immediato ciò che si era appena assopito, lo costringe a ghermirla e affondare le dita nella carne morbida dei glutei. Riapre gli occhi, risalendone le curve attraverso il velo umido del piacere appena consumato. Smuove le gambe sotto di lei, scalciando debolmente il disastro di lenzuola sfatte. La guarda a lungo, serrando le labbra in una linea tesa quanto i solchi che gli disegnano la fronte.

- Non avremmo dovuto, Bells.
- Perché no? Il sesso è sempre stato fantastico tra noi. Lo è ancora.

Lei lo rassicura con un sorriso impertinente. Ammicca e si china sfuggendo al suo sguardo per catturare tra i denti il lobo dell'orecchio. E' il suo corpo a reagire per lui -ma l'anima e la testa sono in subbuglio-, e Isabella gli sbuffa sulle labbra, provocatrice. Sposta le mani sui suoi fianchi, per spostarla lentamente e costringerla a guardarlo negli occhi.

- Non ha alcun senso. Hai tradito me con lui. Abbiamo divorziato anche per questo. Ora tradisci lui con me? Dove ci porta?
- Jees, Luc! Ti preferivo quando stavi zitto. 

Lo rimprovera, tornando a chinarsi su di lui per imporgli un bacio in grado di minare pesantemente quel briciolo di determinazione che stava raccogliendo dentro di sé.

- Quindi, ora stai zitto. Mh?


***


Philadelphia, 2023


E' il primo sabato sera di libertà da quando ha ripreso servizio e sta godendosi la quiete del salone in penombra, le fiamme crepitanti nel camino e un documentario storico sugli Orsi Bianchi. La notte è scesa e nei giardini di appleby street già scintillano le prime gocce di rugiada quando qualcuno bussa alla porta. Un'occhiata all'orologio gli conferma che sono quasi le undici, ma il forcepad è silenzioso e non attende nessuno. Rebecca King è fuori chissà dove e ancora non l'ha mai portata a casa, sicchè e con cauta curiosità che si avvicina alla porta, per scutare dallo spioncino la presenza oltre l'uscio.

La silhouette inconfondibile di Isabella Duncan ex Black si staglia nell'alone caldo della luce esterna. 

-Hai intenzione di aprirmi o mi lascerai qui fuori a lungo? Ho portato la cena.

Prende un lungo respiro e apre la porta, facendosi di lato per agevolarle l'ingresso. La guarda e non dice nulla, limitandosi ad un silenzio crucciato che disegna solchi orizzontali sulla fronte.
- Non sembri contento di vedermi.
- Che cosa ci fai qui?
- Avevo un impegno da queste parti e ho pensato di fare qualcosa per salvarti dalla noia.
- A volte mi chiedo per quale motivo tu abbia voluto divorziare.
- E il fatto che tu abbia bisogno di chiedertelo non depone a tuo favore. Com'on, mi mancavi e sono qui. 

Gli si avvicina con il passo felpato di una pantera in caccia, e con la stessa sensuale eleganza cerca di cingergli il collo, spingersi contro di lui e sedurlo con un bacio. Quel che non si aspetta è che le venga offerta una guancia ispida di barba invece della bocca sempre avida che ricorda. Nuova è anche la tensione diffidente, di negazione, che pervade i muscoli di Lucas e lei può percepire con chiarezza sotto le dita.
Ritrae il viso e sbatte le palpebre un paio di volte, per guardarlo meglio negli occhi. Non può sapere a chi appartenga il viso che lui ha stampato nella testa ormai da mesi, ma ne percepisce presenza e si indispettisce.
Affila lo sguardo, gli fa sentire le unghie sulla pelle. Quei sentimenti che per anni lo hanno legato a lei si agitano e lo fanno rabbrividire ma, dopo tanto tempo, le catene sembrano sciogliersi. E' un processo lento, silenzioso ma inesorabile. Lucas respira. Lei si irrigidisce.

- What?
- No, Bells. Qualunque cosa tu avessi in mente: no.
 



giovedì 14 aprile 2016

Could, Should, Would.

2018
Kabul; Afghanistan
Ambasciata Americana


- Sei sicura di volerlo fare?
Lucas Black osserva la donna di fronte a lui, scrutandone il viso illuminato dalla luce del mattino che filtra attraverso i vetri del palazzo ospitante l'ambasciata americana a Kabul. Sfiora il metro e ottanta e ha l'ardire di sfidarlo con gli occhi, rivolgendogli uno di quei sorrisi affilati con cui è stata capace di irretirlo.
- Hai dei ripensamenti, Black?
Il sopracciglio sinistro inarcato e le braccia conserte al petto chiedono una risposta, e una soltanto.
Non è impegnativa, la verità che gli esce dalla bocca.
- No. 
- Bene, perché nemmeno io ne ho.
Isabella Duncan gli si avvicina, osando sfiorargli la guancia ruvida con le nocche dopo un rapido esame tattico del corridoio oltre la porta aperta. Il decoro è parte necessaria del loro lavoro, e i regolamenti causa di quello che accadrà di lì a breve. Dopo 3 anni di team nelle SF e quasi 2 di clandestinità, il matrimonio cambierà ogni cosa.
Le sorride, chiudendo dietro i denti un grumo di emozioni che nemmeno riesce ad ingoiare. Muove un mezzo passo in avanti, ruotando il capo così da poter sfiorare con le labbra le dita della donna.
- E' confortante. Non sarebbe stato carino presentarmi da solo davanti al Colonnello.
- Io accetto di sposarti e tu lo trovi solo confortante? Non è un grande inizio.
- Oh, you know what I meant!
Isabella sorride, sottile e affilata come una lama tra le più pericolose. Qualunque cosa le passi negli occhi, si tratta di pensieri affidati al silenzio; forse promesse complici di un futuro mai noioso.
- Il nostro cambio sarà qui a minuti. Il volo per Fort Bragg  parte tra un'ora. 
Le ricorda, esalando un sospiro più lungo dei precedenti. La guarda negli occhi abbastanza a lungo perché lei possa comprendere, senza chiedere.
- Lo so. E' il nostro ultimo rientro insieme.
- Cambierà tutto.
- Saremo sposati.
- Ci vedremo meno di prima.
- Ma sarà un sesso fantastico.
Lucas la guarda e scrolla la testa, arrendendosi ad un sorriso. 



2021 - Fort Bragg
Carolina del Nord


Fuori, il sole tramonta ed scompare lentamente all'orizzonte, amara e struggente metafora di un matrimonio ormai spento.
Il soggiorno della villetta loro assegnata dall'esercito a Fort Bragg è invaso da un silenzio carico di tensione. Lucas Black osserva sua moglie e contina a trovarla meravigliosamente bella, nonostante tutto. Questa consapevolezza lo ferisce in modi che non riuscirebbe a descrivere ed acuisce la rabbia per quanto è accaduto.  Isabella è in divisa, con i capelli -ora castani- legati in una coda tirata sulla nuca e un'espressione indecifrabile dipinta sul viso. In piedi, a pochi passi l'uno dall'altra, si fronteggiano come avversari e senza più traccia dell'antica complicità.
Non ci sono nemmeno piatti che volano -ormai il servizio è andato- o insulti. E' tutto quieto, fin troppo. Come i titoli di coda di un film senza lieto fine.
 
- Non possiamo più andare avanti così.
- Continui a ripeterlo, e non so cosa intendi.
- Non parli mai. Tu non mi parli più. Non ci parliamo più!
Isabella lo accusa, ma c'è altro nascosto tra le pieghe di quelle labbra tese e nel fondo verde del suo sguardo. Una lama tagliente che -non per la prima volta nell'ultimo periodo- è ora rivolta verso di lui.
- What the hell. Ancora con questa storia? Non posso parlarti delle mie missioni, lo sai!
- Già, le tue missioni. Non ci sei mai. Sei sempre da qualche parte a rischiare la vita e quando torni non riesci nemmeno a parlare di quello che ti tiene sveglio la notte.
- Non posso! E tu lo sai. Come sai che ti amo e che sarebbe stata dur...
- Sono stanca di aspettarti.
- Wh...cosa intendi dire?
- Che voglio il divorzio. 
- Stai scherzando? Se è uno scherzo è di pessimo gusto.
Ma la luce negli occhi verdi di sua moglie gli procura un brivido gelido lungo la schiena, insieme allo shock nel comprendere la verità. 
Lei sembra stanca, ma ogni fibra del suo corpo sprigiona rabbia, verso di lui e un oceano di promesse infrante.
Lucas alza la mano destra, fa un mezzo passo in avanti e tenta di ricolmare quella crepa insinuatasi tra loro senza che quasi se ne rendesse conto.
- Belle, possiamo trovare una soluzione, insieme.
Isabella si passa una mano sul viso, sospirando tra le dita allargate. Abbassa lo sguardo solo un istante, ma quando riprende a parlare cerca gli occhi di Lucas con una determinazione feroce, e un gelido distacco nella voce.
- Non ci sono soluzioni. Ti ho tradito, Lucas.
La sorpresa toglie il fiato, quanto un pugno allo stomaco. Sgrana gli occhi e la guarda, attonito.
- Cos...?
- Non ti è chiaro? Sono stata a letto con un altro. E voglio il divorzio.



martedì 12 aprile 2016

I woudn't. I have to.

12 Aprile 2024
Siria

Al-Shaykh Maskin non è solo una città; non è solo un centro nevralgico per la comunicazione tra Damasco e Daraa. Si tratta di un agglomerato urbano un tempo funzionale ed ora teatro di uno scontro sanguinario che perdura da più di un decennio e ancora non vede vincitori: solo brandelli di umanità sconfitta.


I ribelli siriani si scontrano con le forze armate e conquistano vicendevolmente frammenti di città sempre più sgretolati, tra edifici sconnessi e cadaveri mutilati da colpi di mitraglia e bombe in una rappresentazione tangibile e quasi surreale di ciò che avviene sul tabellone del Risiko tra due avversari decisi a conquistarsi l'ultimo lembo di terra necessario alla dominazione globale.



Lucas Black si avvicina cautamente al luogo del rendez vous con il suo contatto e, mentre scavalca i resti anneriti di un veicolo militare divelto da una bomba e saccheggiato dai ribelli, ripensa a quante e quali promesse abbia infranto il giorno in cui ha deciso di tornare.

E' partito con il cuore pesante e la gola chiusa dal dolore. E' partito con un biglietto stropicciato infilato nella tasca della giacca -è ancora lì- e la testa piena di interrogativi ai quali ancora non ha capito se -davvero- voglia una risposta.

E' salito sull'aereo con i nervi tesi, i muscoli annodati dalla rabbia e stiletti conficcati negli occhi. Si è lasciato alle spalle una casa troppo vuota, e l'angoscia di un'assenza che fa più male di quanto avrebbe mai potuto immaginare. La sorpresa ha anestetizzato il dolore solo per pochi istanti. La crudeltà di un tempismo imperfetto, capace di fargli avere una convocazione urgente proprio il giorno in cui lei se n'è andata, ha fatto il resto.

"Hai giurato"



La voce di Rebecca è un eco nella mente; si confonde con gli scricchiolii degli edifici fatiscenti che sta costeggiando, attento a non fare rumore; a non farsi sentire. La voce di Rebecca alimenta il senso di colpa e si scontra con il senso del dovere e un giuramento più antico, prestato ai Berretti Verdi quando ancora aveva solo vent'anni.
Le Forze Speciali non si abbandonano mai, a meno che non siano loro ad abbandonare te. E non è questo il suo caso. E' troppo prezioso; lo è diventato anche di più da quando i superumani telepati si sono uniti alle fazioni in guerra ed il suo cervello si è dimostrato immune ai loro trucchi.
 
Ci ha messo un mese a riprendersi dall'ultima missione, e ne porta ancora i segni sul corpo. Avvicinandosi alle coordinate del rendez vous, coglie il bagliore di un riflesso su uno degli edifici a nord. Potrebbe essere nulla, ma l'istinto gli dice che non è così. Si abbassa in fretta, scomparendo alla vista del cecchino prima che faccia fuoco. Il proiettile cade alto, si conficca nel muro lì dove solo un paio di secondi prima stava la sua testa. 
Stringe la destra sul calcio dell'arma e la sinistra al petto, sul taschino in cui giace il biglietto trovato in casa il giorno stesso in cui gli hanno chiesto di ripartire. 
Ora, sgattaiolando all'interno di un edificio in grado di offrirgli copertura, si chiede se questa volta  sarà in grado di tornare. Se lei abbia provato a cercarlo. Se abbia trovato la lettera. Se un giorno riuscirà a darle quella scatola nascosta nel cassetto del comodino, dietro la pila dei fazzoletti stirati. Se ci sia ancora un futuro per loro, oltre quei proiettili a punta cava che cercano di terminare il suo presente.
Se quella busta che ha lasciato sul tavolo della cucina sia stata aperta oppure no.