Siria
Al-Shaykh Maskin non è solo una città; non è solo un centro nevralgico per la comunicazione tra Damasco e Daraa. Si tratta di un agglomerato urbano un tempo funzionale ed ora teatro di uno scontro sanguinario che perdura da più di un decennio e ancora non vede vincitori: solo brandelli di umanità sconfitta.
I ribelli siriani si scontrano con le forze armate e conquistano vicendevolmente frammenti di città sempre più sgretolati, tra edifici sconnessi e cadaveri mutilati da colpi di mitraglia e bombe in una rappresentazione tangibile e quasi surreale di ciò che avviene sul tabellone del Risiko tra due avversari decisi a conquistarsi l'ultimo lembo di terra necessario alla dominazione globale.
Lucas Black si avvicina cautamente al luogo del rendez vous con il suo contatto e, mentre scavalca i resti anneriti di un veicolo militare divelto da una bomba e saccheggiato dai ribelli, ripensa a quante e quali promesse abbia infranto il giorno in cui ha deciso di tornare.
E' partito con il cuore pesante e la gola chiusa dal dolore. E' partito con un biglietto stropicciato infilato nella tasca della giacca -è ancora lì- e la testa piena di interrogativi ai quali ancora non ha capito se -davvero- voglia una risposta.
E' salito sull'aereo con i nervi tesi, i muscoli annodati dalla rabbia e stiletti conficcati negli occhi. Si è lasciato alle spalle una casa troppo vuota, e l'angoscia di un'assenza che fa più male di quanto avrebbe mai potuto immaginare. La sorpresa ha anestetizzato il dolore solo per pochi istanti. La crudeltà di un tempismo imperfetto, capace di fargli avere una convocazione urgente proprio il giorno in cui lei se n'è andata, ha fatto il resto.
"Hai giurato"
La voce di Rebecca è un eco nella mente; si confonde con gli scricchiolii degli edifici fatiscenti che sta costeggiando, attento a non fare rumore; a non farsi sentire. La voce di Rebecca alimenta il senso di colpa e si scontra con il senso del dovere e un giuramento più antico, prestato ai Berretti Verdi quando ancora aveva solo vent'anni.
Le Forze Speciali non si abbandonano mai, a meno che non siano loro ad abbandonare te. E non è questo il suo caso. E' troppo prezioso; lo è diventato anche di più da quando i superumani telepati si sono uniti alle fazioni in guerra ed il suo cervello si è dimostrato immune ai loro trucchi.
Ci ha messo un mese a riprendersi dall'ultima missione, e ne porta ancora i segni sul corpo. Avvicinandosi alle coordinate del rendez vous, coglie il bagliore di un riflesso su uno degli edifici a nord. Potrebbe essere nulla, ma l'istinto gli dice che non è così. Si abbassa in fretta, scomparendo alla vista del cecchino prima che faccia fuoco. Il proiettile cade alto, si conficca nel muro lì dove solo un paio di secondi prima stava la sua testa.
Stringe la destra sul calcio dell'arma e la sinistra al petto, sul taschino in cui giace il biglietto trovato in casa il giorno stesso in cui gli hanno chiesto di ripartire.
Ora, sgattaiolando all'interno di un edificio in grado di offrirgli copertura, si chiede se questa volta sarà in grado di tornare. Se lei abbia provato a cercarlo. Se abbia trovato la lettera. Se un giorno riuscirà a darle quella scatola nascosta nel cassetto del comodino, dietro la pila dei fazzoletti stirati. Se ci sia ancora un futuro per loro, oltre quei proiettili a punta cava che cercano di terminare il suo presente.
Se quella busta che ha lasciato sul tavolo della cucina sia stata aperta oppure no.