"Work hard in silence, and let your success be the noise."
E' un uomo complesso, composto da chiaroscuri decisi, molte ombre e infiniti contrasti. Lo è sempre stato, e ad un certo punto della sua vita ha portato l'arte della contrapposizione ad un livello superiore. Il suo più grande successo risiede nell'essere diventato -all'esterno- la personificazione della calma e nascondere in essa la sua vera natura. Sembra un uomo quieto; con movimenti pacati e sciolti che solo in caso di necessità ne rivelano la muscolatura scattante, altamente reattiva.
I suoi silenzi sono un imbroglio. Forse il suo scherzo meglio riuscito. Usa il silenzio come un cappotto confortevole; una zona di conforto in cui centellinare parole e limitarsi all'indispensabile, così da lasciare la sua mente libera di vagare in mille direzioni diverse. Il silenzio è un' arma: induce altri ad esporsi, anche solo tramite le loro domande. Rende complesso il processo di conoscenza. Il silenzio è potere: talvolta induce disagio. Stabilisce confini privati di autoprotezione alimentati da un istinto di sopravvivenza antico, sanguigno. Elabora piani d'azione nei meandri di un intelletto sempre in movimento, in contrasto con i muscoli tenuti in stato di quiete fino a quando non si renda necessario un intervento diverso.
Pianifica. Elabora. Sperimenta prima con la testa e poi con il corpo. Come Rebecca non sembra in grado di restare ferma per più di cinque minuti senza soffrire, per Lucas Black diventa complicato non essere in grado di passare da uno stato di quiete -non importa quanto prolungata sia- all'esperienza fisica e materiale.
Il silenzio è un amico fedele, in cui inseguire mille riflessioni diverse sino al momento in cui sia possibile decidere una strada -tra le tante- da percorrere. Ed è in quel momento, nell'attimo in cui la quiete si spezza a favore dell'azione, che il vuoto di parole assume contorni roboanti.
Persino quando osserva i documentari naturalistici di cui è appassionato non lo fa con mente quieta, ma con l'indole di un predatore che ne studia altri ed assorbe, impara, memorizza.
Osserva le tecniche di caccia dell'orso bianco, che attira le foche in superficie battendo sul ghiaccio e poi le ghermisce con artigli letali, assimilandole nella sua mente alle trappole preparate per attirare criminali allo scoperto. Studia il comportamento dei Lupi, che si muovono in branco e mandano avanti i fratelli più deboli, che costituiscano la prima barriera nei confronti di predatori affamati, e concedano dunque al resto del branco di intervenire per sancirne la supremazia.
Analizza le somiglianze tra le tattiche di accerchiamento degli squali e degli orsi bruni. La furbizia dell'orso canadese che si ciba di salmoni, spesso non dovendo fare altro che spalancare le fauci ed attendere che il pesce vi salti da solo durante la sua corsa per la riproduzione. Da ogni predatore, da ogni situazione, da ogni comportamento animale che riesca ad osservare con attenzione lui assorbe qualcosa, da trasportare nella sua esperienza vitale. Da riutilizzare nell'esercizio delle sue funzioni.
Lucas Black giace immobile in un letto d'ospedale da quasi 70 ore: il silenzio, da alleato, si sta trasformando in una prigione. Non c'è possibilità di sperimentare nulla, di esperire nulla; non può mutare da uno stato di quiete ad uno stato di azione: è, semplicemente, inerte. Una condizione logorante, capace di alimentare angosce e timori estremamente difficili da tenere a bada. La frustrazione e l'impotenza rendono la mente meno lucida, fiaccano lo spirito, lo traggono in inganno; lo inducono a paventare gli scenari peggiori per pianificare le azioni successive e ideare soluzioni alternative. Nessuna delle quali si rivela ideale. Tale insoddisfacente risultato lo porta inevitabilmente a considerare piani alternativi, con finali discutibili e pieni di ombre.
Lucas Black è immerso nel suo incubo peggiore, e non è ancora riuscito a trovare la chiave necessaria ad uscirne. Nemmeno l'odio viscerale e sincero che gli incendia le vene e gli riempie la testa con tetri propositi di vendetta non è sufficiente a spezzare le catene invisibili che lo trattengono. Prigioniero di un corpo fallibile e spezzato, sa esattamente ciò che vuole ottenere -arriva persino a strappare promesse impossibili alla Dottoressa che lo segue- ma non sa più quale sia il percorso utile al raggiungimento dell'obiettivo.
Alzarsi. Camminare. Sposare Rebecca King. Tornare a combattere. Fare giustizia.
Alzarsi. Camminare. Sposare Rebecca King. Tornare a combattere.
Alzarsi. Camminare. Sposare Rebecca King.
Sposare Rebecca King.
Una parte di lui si chiede se questa condizione non sia il semplice risultato di tutti i suoi peccati. Il capriccio del destino; la richiesta di un'espiazione ben più dura e feroce di quella che lui già si impone ogni giorno. Una parte di lui non vuole davvero una risposta a questa domanda: può ambire davvero alla felicità? O si tratta solo di mere illusioni strappate coi denti ad una realtà di tutt'altra opinione?
Preferisce concentrare le energie su altro ed isolarsi da quella realtà, per comunicare con se stesso:
"Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita. Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita. Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita. Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita. Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita. Dì al tuo cervello, di dire al tuo braccio, di dire alla tua mano, di muovere le dita..."
I was a stranger in my own skin
Seven layers graced and wearing thin
I was a stranger in my own skin
To seven layers I've been hiding in
Seven layers graced and wearing thin
I was a stranger in my own skin
To seven layers I've been hiding in